Dott.ssa Silvia Carlucci
Psicologa e psicoterapeuta a Vasto, Lanciano, Chieti

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carlucci.silvia@gmail.com

Ansia: sintomi e trattamento

“Il problema è che mi preoccupo troppo…ci sono periodi durante i quali mi preoccupo per ogni cosa, sembra che non sia capace di smettere di angosciarmi…sono sempre preoccupato”

(tratto da Wells, 1997. Trattamento cognitivo dei disturbi d’ansia)

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Quali sono i sintomi del disturbo d’ansia generalizzato?

La caratteristica principale del disturbo d’ansia generalizzato è la presenza costante di preoccupazione e ansia rispetto a eventi di vita quotidiana. L’ansia e la preoccupazione sono tali da interferire significativamente con il funzionamento sociale e lavorativo della persona come evidenziato dai seguenti sintomi: mancanza di riposo o facile irascibilità, sensazione di affaticamento, difficoltà a concentrarsi, irritabilità, tensione muscolare, difficoltà ad addormentarsi, insonnia o sonno agitato.

Le preoccupazioni non sono attribuibili ad altri disturbi come la fobia sociale, dove la preoccupazione è connessa alla paura di sentirsi in imbarazzo in un contesto sociale; non sono dovute all’uso di sostanze o a condizioni mediche, come l’ipertiroidismo; infine non possono essere ricondotte all’instabilità dell’umore del disturbo bipolare.

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Come si manifesta il disturbo d’ansia generalizzato?

Ciò che contraddistingue il disturbo d’ansia generalizzato è la presenza di preoccupazione. La costante preoccupazione dà origine al rimuginio, ossia ad un riflessione costante su ciò che è fonte di preoccupazione, che  può durare da pochi minuti a intere ore.

Mentre all’inizio tale attività è vissuta come spiacevole e del tutto involontaria, successivamente diverse convinzioni che si attivano nella mente del soggetto, lo portano a ricercarle spontaneamente.

Come mai il rimuginio da disturbante diventa invece poi un’attività piacevole da ricercare?

Il rimuginio acquista una valenza positiva perché viene visto come una strategia di problem solving: preoccuparsi diventa così un modo per essere pronti a gestire le situazioni o ad evitare che possano accadere catastrofi.

Ma ben presto la persona si rende conto di quanto in realtà immaginare scenari negativi e catastrofici allo scopo di affrontarli meglio, porta solo ad aumentare l’ansia e le preoccupazioni.

Iniziano così ad innescarsi pensieri negativi sull’attività di ruminazione: “rimuginare può condurmi alla follia” “non ho il controllo sulle mie rimuginazioni” (meta-preoccupazione).

A questo punto la persona inizia a mettere in atto una serie di strategie comportamentali per cercare di uscire da questa spirale: inizia ad evitare le situazioni sociali che possono scatenare le preoccupazioni oppure inizia a cercare rassicurazioni dagli altri rispetto alle proprie preoccupazioni.

Sono strategie controproducenti che hanno l’effetto paradossale di aumentare l’ansia e la preoccupazione.

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Il trattamento cognitivo-comportamentale dell’ansia

Il primo passo della terapia cognitivo-comportamentale è la concettualizzazione del caso, in modo da raccogliere più informazioni possibili sulla storia di vita e sui fattori che hanno inciso sullo sviluppo dell’ansia.

Una volta fatto questo il paziente viene coinvolto in prima persona nella terapia, attraverso l’utilizzo di schede di auto-monitoraggio dei pensieri: tale operazione è utile al paziente per riconoscere le proprie preoccupazioni e meta-preoccupazioni.

Una volta riconosciuto il loro ruolo, il terapeuta si avvale di “esperimenti” per far vedere al paziente quanto queste siano controproducenti.

Il passo successivo è la modificazione delle credenze negative sulle meta-preoccupazioni, ossia che preoccuparsi eccessivamente possa condurre alla follia o allo sfinimento, e delle credenze positive associate alle preoccupazioni, ossia che preoccuparsi sia un modo per gestire meglio le situazioni.

Questo è quello che prevede il trattamento cognitivo-comportamentale classico ma in realtà la terapia è qualcosa di diverso rispetto ad un protocollo. Per questo motivo sta al terapeuta adottare delle strategie più flessibili che tengano conto della persona che si ha davanti, che ha una propria storia di vita, stati emotivi e mentali peculiari che devono trovare il giusto spazio e accoglimento.