Dott.ssa Silvia Carlucci
Psicologa e psicoterapeuta a Vasto, Lanciano, Chieti

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Disturbo ossessivo compulsivo di personalità

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo di Personalità (DOCP) colpisce circa il 3-10% della popolazione, con una prevalenza maggiore nei maschi. Il tratto distintivo del DOCP è la presenza di un perfezionismo rigido, inteso come tendenza del soggetto a controllare che tutto sia impeccabile, senza errori o difetti, dando eccessiva importanza ai dettagli, all’ordine e all’organizzazione. Inoltre è presente rigidità e testardaggine che lo porta a non essere disposto a cambiare idea o punto di vista.

Il DOCP dev’essere distinto dal Disturbo ossessivo-compulsivo (DOC), che si caratterizza per la presenza di ossessioni e compulsioni. Tuttavia, questi disturbi non si escludono a vicenda e possono manifestarsi contemporaneamente.

La presenza di un DOCP non rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo di un DOC.

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Come si manifesta il disturbo ossessivo compulsivo di personalità?

La caratteristica principale del Disturbo Ossessivo Compulsivo di Personalità è la presenza di preoccupazione per l’ordine, il perfezionismo e il controllo mentale e interpersonale, a spese di flessibilità, apertura ed efficienza. I soggetti possono prestare molta attenzione a dettagli, regole, liste, ordine, schemi o piani tanto da compromettere l’obiettivo finale. Ad esempio una persona con DOCP che deve studiare per  un esame universitario, potrebbe essere talmente preso dall’approfondire gli argomenti o da fare schemi e riassunti, da non riuscire poi a completare il programma di studio ed essere costretto a rimandare l’esame, allontanando o compromettendo a lungo andare, l’obiettivo finale di laurearsi.

Generalmente i soggetti con Disturbo Ossessivo Compulsivo di Personalità mostrano un’eccessiva dedizione al lavoro, allo studio, e alla produttività, al punto da escludere dei momenti di svago e le amicizie. Possono essere estremamente coscienziosi, moralisti e critici, soprattutto verso se stessi. A lavoro possono avere la tendenza eccessiva al controllo, che si manifesta con la preferenza a lavorare da soli, a meno che gli altri non si sottomettano completamente al loro modo di lavorare.

Sono incapaci a buttare via oggetti logori e senza alcun valore affettivo. Con difficoltà spendono denaro per se stessi o per gli altri, anche quando se lo potrebbero permettere, poiché il denaro è visto come qualcosa da cumulare in previsione di catastrofi future. Infine presentano rigidità e testardaggine e sono maldisposti a cambiare pareri o opinioni.

Il controllo è importante per l’ossessivo, che lo applica non solo sul mondo e sugli altri, ma soprattutto su se stesso; essere in balia delle proprie emozioni è qualcosa di intollerabile, segno di debolezza morale, che potrebbe esporlo alla critica e infine all’abbandono dell’altro. Ne risulta quindi una difficoltà ad esprimere e a mostrare le emozioni, dando così  l’idea di essere una persona fredda, rigida e formale.

Tratti ossessivo-compulsivi sono indicativi di individui che hanno un buon funzionamento lavorativo. Proprio per questo motivo è utile distinguere tra la presenza di tratti ossessivo-compulsivi che di per sé sono funzionali al lavoro e delineano la presenza caratteristiche di personalità apprezzabili come responsabilità ed efficienza, da una diagnosi di disturbo ossessivo-compulsivo, dove tali caratteristiche sono portate all’estremo a scapito di flessibilità, apertura mentale e vita di relazione.

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La vulnerabilità al disturbo ossessivo compulsivo di personalità

Un ruolo chiave nell’insorgenza del Disturbo Ossessivo Compulsivo di Personalità è da rintracciare nello stile educativo che i genitori hanno adottato nei confronti del figlio.

L’ossessivo ha sperimentato, sin da piccolo, un rapporto con genitori ipercontrollanti e anaffettivi, estremamente responsabilizzanti e rimproveranti nei suoi confronti, che si sono mostrati rifiutanti e critici rispetto a difficoltà emotive o problemi che il bambino presentava, minimizzando e incoraggiando a risolverli, senza dare alcun supporto.

Il bambino inizia così a comprendere che se ha dei problemi, deve risolverli autonomamente, poiché l’altro è indisponibile. Questo lo porta a sviluppare un senso di maturità e responsabilità sproporzionata all’età, configurando una forma di accudimento invertito. In questo clima di anaffettività e di tendenza a minimizzare le emozioni, il bambino apprende che esprimere le emozioni è negativo e segno di debolezza. Di conseguenza si assiste ad una difficoltà poi, da adulti, a riconoscere e ad esprimere le emozioni.

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Schema interpersonale Sé/Altro dell’ossessivo-compulsivo

L’emozione predominante nelle persone con Disturbo Ossessivo Compulsivo di Personalità è il senso di colpa, che sperimentano quando pensano di essersi comportati in maniera irresponsabile e aver conseguentemente arrecato danno a se stessi o agli altri. Questo li esporrà al timore di essere criticati o puniti.

Un’altra emozione spesso sperimentata è la rabbia rivolta verso se stessi quando non raggiungono un certo livello prestazionale (che per l’ossessivo deve rasentare la perfezione) o verso gli altri quando non mostrano di aderire ai loro stessi standard perfezionistici: rabbia che viene inibita e si manifesta a livello somatico.

Il tratto ossessivo compulsivo sembra essere una strategia utilizzata allo scopo di rendersi amabile e apprezzabile dall’altro che viene visto come freddo, critico, giudicante e/o distante. Essere perfetti, preparati e rispettosi delle regole sembra essere quindi un modo per accrescere il loro valore agli occhi dell’altro e guadagnarsi la loro stima e il loro amore.

A volte, più che da un desiderio di amabilità, la persona muove da un desiderio di sentirsi adeguata e capace in modo da incrementare la propria autostima; il tratto ossessivo diviene così una strategia utile allo scopo di sentirsi apprezzato e stimato dall’altro.

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Il trattamento del disturbo ossessivo compulsivo di personalità

I soggetti con Disturbo Ossessivo Compulsivo di Personalità, a causa della difficoltà a scaricare le proprie tensioni interne e della tendenza a reprimere le proprie emozioni, spesso cercano una terapia a causa di disturbi di natura psicofisiologica, come, ad esempio, attacchi d’ansia, impotenza sessuale, senso di stanchezza e sovraccarico. Di solito il quadro che emerge è quello della presenza di una forte sintomatologia, unita al problema caratteriale, che rimane all’inizio un po’ sullo sfondo.

In questi casi la terapia prevede un trattamento parallelo centrato da una parte sul sintomo e dall’altra sulle strutture di personalità coinvolte; una volta diminuita la sintomatologia, si passa ad affrontare il disturbo di personalità.

Per approfondimenti sul trattamento si rimanda alla Terapia Metacognitiva Intepersonale.